Rassegna Internazionale
di Teatro di Figura
17 edition 12 - 17 October 2010
Teatro di Figura & History
INCANTI PRODUCTION PROJECT
INCANTI PRODUCTION PROJECT
PIP 2010
30thAug - 11thSep, 5th - 12th Oct 2010
Chalet Allemand
Parco Culturale Le Serre
GRUGLIASCO
Nine scholarships for a workshop/Figure
Theatre performance creation based on the
text "Über das Marionettentheater"
by Heinrich von Kleist
workshop exploring the possibility of puppets
(movements; interactions; voices) leading to
create a performance on Von Kleist text
suggestions, in occasion of the 200 anniversary
of its publication.
(movements; interactions; voices) leading to
create a performance on Von Kleist text
suggestions, in occasion of the 200 anniversary
of its publication.
Participants:
Monica Strobl monistrobl@googlemail.com
Andrew Kim andrew@thingumajig.info
Torsten Gesser thor.gesser@gmx.net
Antonin Lebrun lesyeuxcreux@yahoo.fr
Paolo Colombo paolocolombo@hotmail.com
Alice Therese Böhm FAB-Theater@gmx.de
Giorgio Siccardi giorgiosiccardi@tiscali.it
Agostina Pautasso pautyago@libero.it
Technical help:
Guilermo Pivari gpivari@hotmail.com
Presentation at INCANTI: 12th October 2010, 21.30h at Casa Teatro Ragazzi, sala grande
Monica Strobl monistrobl@googlemail.com
Andrew Kim andrew@thingumajig.info
Torsten Gesser thor.gesser@gmx.net
Antonin Lebrun lesyeuxcreux@yahoo.fr
Paolo Colombo paolocolombo@hotmail.com
Alice Therese Böhm FAB-Theater@gmx.de
Giorgio Siccardi giorgiosiccardi@tiscali.it
Agostina Pautasso pautyago@libero.it
Technical help:
Guilermo Pivari gpivari@hotmail.com
Presentation at INCANTI: 12th October 2010, 21.30h at Casa Teatro Ragazzi, sala grande
1 "work in progress" from the
first period of the workshop
first period of the workshop
2 "clip of the performance" (part I, II, III and IV)
Critics: 1.Italian 2.English 3.German
1. Italian
Über das Marionettentheater, 1810. Olivia Buttafarro
Eccelente, magico e immaginifico questo lavoro finale del workshop PIP 2010 diretto da Frank Soehnle. Fogli bianchi tirati da fili invisibili volano e si spostano nell’aria, creando quasi l’illusione di una città. Otto presenze disposte ai bordi del palco governano la gravità di quei pezzetti bianchi, li trattengono a sé per poi liberarli nuovamente nell’aria, li immobilizzano. Poi si sdraiano e li abbracciano, quasi un respiro all’unisono, tra corpi e fogli di carta.
Italiano, tedesco, francese e inglese si mescolano nella narrazione a capitoli di questo saggio sulla magia delle teatro di figura basato sul testo di Heinrich von Kleist. Così una marionetta dirige i movimenti degli altri attori impegnati ciascuno ad animare e spostare un sasso legato ad un filo. I movimenti del corpo umano seguono l’asse e l’equilibrio della marionetta in un’equilibrio che dà la percezione di un tempo e di uno spazio sospesi. Così una marionetta danza in scena in controluce con un fazzoletto bianco. Un ragno a sonagli, agile e leggero scende dall’alto e interferisce con il colore appena posato dal pennello su una tela bianca a centro palco. Infine rovescia il colore e può pasticciare la tela creando un’opera d’arte a sé.
Nessun oggetto è usato a caso. Se viene mostrato è perché è funzionale alla scena. Dalle sedie ai fazzoletti, ai supporti per la lettura che diventano anche passerelle per le meraionette, al telo usato come lavagna per scandire il tempo, ai fogli di carta. Così una marionetta prende vita dalla carta stropicciata che viene usata per comporre i suoi arti. E’ animata da ogni lato grazie agli attori e ai fili invisibili che la governano e ritorna poi materia fino al suo smantellamento in tanti piccoli brandelli di carta. Specchi e giochi di luce sottolineano il parallelismo tra le pose del corpo dell’animatore attore e quelle della marionetta. Una maschera, e l’uomo diviene burattino.
Carta, legno, pietra, tutto si anima in scena. La materia è appesa e sospesa in un gioco continuo con la gravità. Due marionette scheletriche scendono dall’altpo e si rincorrono, in un’atmosfera che ricorda quelle create ad arte da Tim Burton. Un’altra marionetta, agganciata al corpo di un’attrice, danza con un ombrello all’unisono con lei, si muove leggera nello spazio e compie piroette e salti fino scomparire dalla scena. Tutto è attraversato dallo stupore, dall’equilibrio, dalla sperimentazione dei movimenti tra uomo e marionetta tesi a sfidare la forza che ci incatena a terra. Perché è come se l’intero spettacolo ci accompagnasse con stupore fino alla frase di Heinrich von Kleist : “La forza che li solleva in aria è maggiore di quella che li incatena a terra”.
Über das Marionettentheater, 1810. occhialcielo
Il secondo spettacolo mi ha risollevato il morale! Dall’inizio alla fine era evidente l’intento poetico e la necessità di essere di questa messa in scena corale. I gesti delicati, l’attenzione degli attori uno verso l’altro, la ricerca stilistica e visiva hanno sottolineato la storia semplice che veniva narrata: un famosissimo ballerino tedesco, nel 1810, si appassiona di marionette e ne va a studiare i movimenti, cercando di carpirne la bellezza e la tecnica. Insomma, un inno d’amore alle marionette, non solo nella scelta di utilizzarle come mezzo principale, ma anche nel renderle il focus del discorso. D’altronde, il titolo è “Über das Marionettentheater”!.
Vediamo dunque un alternarsi di bellissimi momenti corali, in cui si spiega con poche parole (finalmente!) la passione di quel ballerino per il teatro di marionette, a degli “assoli” delle marionette stesse (e scusate la ripetizione, ma non posso certo sostituire questo termine con burattini o bambole o pupazzi): creature alate che scendono dai cieli del palco, oppure ragni supersnodati, o “uomini” con la maschera. Quanta meraviglia nel vedere manovrare queste piccole opere d’arte! Anche i sassi e i fogli si animano! Gli attori giocano con le loro creature, si divertono, si vede che sentono proprio ciò che fanno.
Si esprimono in tedesco, francese, italiano, inglese, le lingue che probabilmente hanno parlato durante il loro workshop qua a Torino, e si fanno portatori di un messaggio. Difatti, il loro spettacolo non è un puro esercizio di stile, ma una ricerca sul concetto di grazia.
Ed è una ricerca che trasuda nella scelta visiva e nelle parole. Solo due esempi: verso la fine della rappresentazione, un attore, da solo, manovra una marionetta dagli arti sottili e scuri, di sembianze umane, che indossa una maschera bianca sul volto. Ecco che, in mezzo al palco, nell’ombra, la marionetta si leva la maschera e la posa sul volto dell’attore (dal quale non cade!); E ancora, un attore è inchiodato a terra con la sua marionetta da un sasso, cerca divincolandosi di liberarsene, di far librare in aria la sua creatura, ma è un’impresa impossibile e, appena un altro attore passa, gli lascia in braccio la sua creatura fuggendo.
Allora la domanda che viene posta è: dove finisce la volontà dell’uomo e dove inizia la potenzialità dell’oggetto? È l’uomo che la manovra o la marionetta che decide come farsi muovere? Sì, tutto sembra possibile, e la conclusione poetica ne è conferma (e vi chiedo di andare al di là delle castronerie di ottica che posso scrivere io. Considerate che nello spettacolo era detto nel modo corretto): “Quando si pone un oggetto davanti a uno specchio convesso, l’immagine è riflessa là dove esso si trova e poi si può rivedere solo all’infinito. Allo stesso modo, la grazia la si può trovare solo nella cosa più semplice oppure all’infinito: quindi o nella marionetta o in Dio”.
2.English
Über das Marionettentheater, 1810. Olivia Buttafarro
Excellent, magical and imaginative this final work of the workshop directed by Frank Soehnle PIP 2010. White sheets pulled by invisible strings flying and moving the air, almost creating the illusion of a city. Eight figures placed at the edge of the stage governing the gravity of those white little pieces, detainig and then releasing them back into the air, immobilizing them. Then they lie down and embrace them, almost breathing in unison, between bodies and sheets of paper.
Italian, German, French and English are mixed in the narrative sections of this essay on the magic of puppetry based on the text of Heinrich von Kleist. A marionette directs the movements of the other actors concentrated each oe in animate and move a stone tied to a wire. The movements of the human body follows the axis of the marionette in a balanced equilibrium that gives the perception of a suspended time and space. A puppet dancing on stage backlit with a white handkerchief. A spider with bells, agile and light descends from above and interferes with the color just put down by a brush on a blank canvas in the center stage. Finally throws the color and mess it down on the canvas creating its own work of art.
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No object is used at random. If it is shown because it is functional to the stage. From chairs to towels, to the media for reading the catwalks that become even meraionette, the cloth used as a blackboard to mark time, the sheets of paper. Just a puppet comes to life from the crumpled paper that is used to compose his limbs. And 'animated by each side with the actors and the invisible threads that govern it, and then returns to the field until its dismantling in many small pieces of paper. Mirrors and light emphasize the parallels between the actor and the animator put the body of the puppet. A mask, and man becomes puppet.
Paper, wood, stone, everything comes to life on stage. The matter is suspended, and suspended in a continuous game with gravity. Two skeletal puppet dall'altpo down and chasing each other in an atmosphere reminiscent of those created with art by Tim Burton. Another puppet, attached to the body of an actress, dancing with an umbrella in unison with her, light moves in space and does pirouettes and jumps up disappearing from the scene. Everything is crossed by the wonder, the balance, the testing of man and marionette movements aimed at defying the force that binds us to the ground. Because it's as if the entire show to accompany us in amazement phrase Heinrich von Kleist: "The force that lifts them into the air is greater than that which binds them to the ground."
Über das Marionettentheater, 1810. occhialcielo
The second show has lifted my morale! From start to finish was evident intent of poetry and the need to be staged this choir. The delicate gestures, the attention of the players towards each other, research and visual style, emphasizing the simple story that was told: a famous German dancer, in 1810, a passion for puppets and goes to study the movements, looking to grasp the beauty and technique. In short, a hymn of love to puppets, not only in the choice to use as the primary means, but also to make it the focus of the speech. On the other hand, the title is "Über das Marionettentheater"!.
Thus we see a succession of beautiful choral moments, explaining with few words (at last) the passion of the dancer for the puppet theater, in the "solo" puppets themselves (and please excuse the repetition, but I can not replace this term with puppets or dolls or puppets): winged creatures that descend from the heavens of the stage, or spiders supersnodati, or "men" with the mask. How wonderful to see operating these small works of art! Even the rocks and the leaves come alive! The actors play with their creatures, have fun, you see exactly what they feel they do.
They speak in German, French, Italian, English, languages that are likely to have spoken during their workshops here in Turin, and they carry a message. In fact, their performance is not a mere exercise in style, but a search on the concept of grace.
It is a quest that oozes visual and word choice. Just two examples: at the end of the performance, an actor, alone, maneuvering a puppet limbs thin and dark, the human form, wearing a white mask on his face. Here, in the middle of the stage, the shadows, the puppet takes off his mask and lay on the face of the actor (from which it falls!) And again, an actor is pinned to the ground with his puppet from a stone , try wriggling to break free, to soar into the air his creature, but it is an impossible task and, when another actor passes, leaves him in her arms her child fleeing.
So the question that is asked is: where does the will of man and the potential of the object where it starts? He is the man that the maneuver or the puppet who decides how to get moving?
Yes, everything seems possible, and this is confirmed by the conclusion poetic (and I ask you to go beyond the nonsense that I can write my optics. Consider that in the show said it was the right way): "When you put an object in front a convex mirror, the reflected image is where it is and then you can only revise endlessly. Similarly, the grace that one finds only in the most simple or infinity: so either in the puppet or in God. "
The second show has lifted my morale! From start to finish was evident intent of poetry and the need to be staged this choir. The delicate gestures, the attention of the players towards each other, research and visual style, emphasizing the simple story that was told: a famous German dancer, in 1810, a passion for puppets and goes to study the movements, looking to grasp the beauty and technique. In short, a hymn of love to puppets, not only in the choice to use as the primary means, but also to make it the focus of the speech. On the other hand, the title is "Über das Marionettentheater"!.
Thus we see a succession of beautiful choral moments, explaining with few words (at last) the passion of the dancer for the puppet theater, in the "solo" puppets themselves (and please excuse the repetition, but I can not replace this term with puppets or dolls or puppets): winged creatures that descend from the heavens of the stage, or spiders supersnodati, or "men" with the mask. How wonderful to see operating these small works of art! Even the rocks and the leaves come alive! The actors play with their creatures, have fun, you see exactly what they feel they do.
They speak in German, French, Italian, English, languages that are likely to have spoken during their workshops here in Turin, and they carry a message. In fact, their performance is not a mere exercise in style, but a search on the concept of grace.
It is a quest that oozes visual and word choice. Just two examples: at the end of the performance, an actor, alone, maneuvering a puppet limbs thin and dark, the human form, wearing a white mask on his face. Here, in the middle of the stage, the shadows, the puppet takes off his mask and lay on the face of the actor (from which it falls!) And again, an actor is pinned to the ground with his puppet from a stone , try wriggling to break free, to soar into the air his creature, but it is an impossible task and, when another actor passes, leaves him in her arms her child fleeing.
So the question that is asked is: where does the will of man and the potential of the object where it starts? He is the man that the maneuver or the puppet who decides how to get moving?
Yes, everything seems possible, and this is confirmed by the conclusion poetic (and I ask you to go beyond the nonsense that I can write my optics. Consider that in the show said it was the right way): "When you put an object in front a convex mirror, the reflected image is where it is and then you can only revise endlessly. Similarly, the grace that one finds only in the most simple or infinity: so either in the puppet or in God. "
3.German
Participants Comments:
Paolo Colombo: 1 Italian. 2 English
Über das Marionettentheater, 1810. Olivia Buttafarro
Hervorragend, zauberhaft und sehr bildhaft, diese Abschlussarbeit des Workshop PIP 2010 geleitet von Frank Soehnle. Weiße Blätter, von unsichtbaren Fäden gezogen, fliegen und tauschen ihre Plätze in der Luft, schaffen dabei gleichsam die Illusion einer Stadt. Acht auf dem Bühnenboden verteilte Gestalten lenken die Schwerkraft dieser weißen Stücke, ziehen sie an sich und lassen sie dann wieder frei in die Luft, fixieren sie. Dann legen sie sich hin und nehmen sie in die Arme, gleichsam ein gemeinsames Aufatmen zwischen Körper und Papierstück.
Italienisch, Deutsch, Französisch und Englisch vermischen sich in der kapitelweisen Erzählung dieses Werkes über die Magie des Figurentheaters, basierend auf dem Text von Heinrich von Kleist. So lenkt eine Marionette die Bewegungen der anderen Schauspieler die jeder für sich einen an einem Faden befestigten Stein beleben und bewegen. Die Bewegungen des menschlichen Körpers folgen der Achse und dem Gleichgewicht der Marionette in einer Ausgeglichenheit, die den Eindruck von aufgehobener Zeit und Raum geben. So tanzt eine Marionette auf der Bühne im Gegenlicht durch ein weißes Tuch. Eine Spinne an Fäden, beweglich und leicht, steigt aus der Höhe herunter und tritt in Verbindung mit der auf ein weißes Tuch hingepinselten Farbe in der Bühnenmitte. Schließlich schüttet sie die Farbe um und kann das Tuch in Besitz nehmen und ein eigenes Kunstwerk schaffen.
Kein Gegenstand wird zufällig gebraucht. Wenn er gezeigt wird, dann weil er eine Funktion auf der Bühne hat. Von den Sesseln zu den Tüchern, zu den Lesehilfen die auch zu Laufstegen für die Marionetten werden, zur Leinwand, die zur Tafel wird, zu den Papierblättern. So wird eine Marionette lebendig aus dem zerknüllten Papier , das benütztwird, um ihre Kunst zu illustrieren. Von allen Seiten entsteht Leben Dank den Künstlern und den unsichtbaren Fäden, die die Materie lenken und sie zurückkehren lassen bis zu ihrer Zerlegung in so viel kleine Papierschnitzel. Spiegel und Lichtspiele unterstreichen die Parallele zwischen der Stellung des Körpers des Animators/Schauspielers und der der Marionette. Eine Maske, und der Mensch wird Puppe.
Papier, Holz, Stein, alles belebt sich auf der Bühne. Die Materie wird gesenkt und gehoben in einem dauernden Spiel mit der Schwerkraft. Zwei skellethafte Marionetten steigen aus dem Schnürboden herunter und laufen herum in einer Atmosphäre die an die durch dir Kunst von Tim Burton geschaffene erinnern. Eine ander Marionette, am Körper einer Schaupielerin befestigt, tanzt mit einem Schirm im Gleichtakt mit ihr, bewegt sich leicht im Raum und macht Piroutten und Salti, bis sie von der Bühne verschwindet. Alles ist durchzogen von Starre, Gleichgewicht, Erprobung der Bewegungen zwischen Mensch und Marionette, Thesen der Kraft zu misstrauen, die uns an die Erde kettet. Darum ist es, als ob das ganze Stück uns mit Staunen begleitet bis zur Satz von Heinrich von Kleist : “Die Kraft, die sie in die Luft hebt, ist größer als die , die sie an die Erde kettet. ”.
Über das Marionettentheater, 1810. occhialcielo
Das zweite Stück hat meine Moral gehoben! Von Anfang bis Ende war die poetische Absicht und die Notwendigkeit zu sein dieser gemeinsamen Regiearbeit offensichtlich. Die feinen Bewegungen, die gegenseitige Rücksicht der Schauspieler aufeinander, die stilistische und visuelle Suche haben die einfache Geschichte unterstrichen, die erzählt wurde: ein sehr berühmter deutscher Tänzer entdfeckt 1810 seine Liebe zu den Marionetten und beginnt, ihre Bewegungen zu studieren, wobei er versucht, deren Schönheit und Technik zu verstehen. Mit einem Wort, ein Liebeslied auf die Marionetten, nicht nur in der Wahl, sie hauptsächlich zu benützen, sondern sie zum Brennpunkt des Diskurses zu machen. Der Titel ist ja auch: “Über das Marionettentheater”!.
Wir sehen also einen Wechsel von schönsten Gemeinschaftsmommenten, in denen in wenigen Worten (enclich!) die Leidenschaft dieses Tänzers für das Marionettentheater erklärt wird mit „Soli“ der Marionetten selbst ( und entschiuldigt die Wiederholung, aber ich kann diesen Ausdruck sicher nicht mit Handpuppen, oder Puppen, oder Spielpuppen ersetzen): geflügelte Wesen, die vm Bühnenhimmel heruntersteigen oder überverknotete Spinnen oder „Menschen“ mit Masken. Wie großes Wunder, diese kleinen Knstwerke manövrieren zu sehen! Auch die Steine und die Bläter wrden lebendig! Die Schauspieler spielen mt ihren Schöpfungen, unterhalten sich, man sieht, dass sie genau das fühlen, was sie tun.
Sie drücken sich auf Deutsch, Französisch, Italiensich und Englisch aus, den Sprachen, die sie wahrscheinlich während ihres Workshop hier in Turin gesprochen haben, und sie machen sich zu Trägern einer Nachricht. In der Tat, ihr Stück ist nicht eine reine Stilübung, sondern eine Forschung über das Konzept der Grazie.
Und es ist eine Forschung, die sich in der Wahl des Sichtbaren und in den Worten ausdrückt. Nur zwei Beipiele: gegen Ende der Vorstellung führt ein Schauspieler alleine eine Marionette von feiner und dunkler Kunst , menschenähnlich, die eine weiße Maske vor dem Gesicht trägt. Und da, mitten auf der Bühne, im Schatten, nimmt die Marionette die Maske ab und setzt sie auf das Gesicht des Schauspielers (von dem sie nicht herunterfällt!); und dann, ein Schauspieler ist an den Boden gefesselt mit seiner Marionette aus einem Stein, er versucht, sich zu entfesseln, von ihr zu befreien, sein Geschöpf in die Luft entfliehen zu lassen, aber es ist ein vergebliches Unterfangen, und kaum geht ein anderer Schauspieler vorbei, legt er ihm sein Geschöpf in den Arm und flieht.
Also ist die Frage, die man sich stellt: wo endet der Wille des Menschen und wo beginnt die Macht des Objekts? Ist es der Mensch, der sie bewegt, oder die Marionette, die bestimmt, wie sie sich bewegen lässt?
Ja, alles scheint möglich, und der poetische Schluss steht fest ( und ich bitte euch, über den optischen Quatsch hinauszugehen, den ich schreiben kann. Bedenkt, dass im Stück richtig gesagt wurde):“ wenn man einen Gegenstand vor einen konvexen Spiegel legt, wird das Bild da reflektiert, wo es ist, und dann kann man es nur im Unendlichen sehen. Auf dieselbe Art kann man die Grazie nur im Einffachsten oder in der Unendlichkeit finden: also entweder in der Marionette oder in Gott.“
Wenn das nicht Liebe ist….
Damsdalvivo.org Lebendiges Theater im Piemont erzählt von den Studenten des DAMS
Participants Comments:
Paolo Colombo: 1 Italian. 2 English
1 ENGLISH Following Frank’s workshop really meant to me the discovery of a new approach to the world of marionettes. I really liked the idea of starting with everyday-life objects – at the beginning he made us explore the relationship between threads or ropes and various simple objects like scissors, sheets of paper and stones – to develop later a deeper understandig of his (for a beginner like me) very complicated puppets. We had total freedom to experiment movements, to find out construction secrets or simply to get acquainted with these grotesque, sometimes rude with us, often touching beings; only afterwards Frank invited us to repropose the most interesting things we had discovered. Moreover he helped each of us to improve the construction of our own puppets.
Also the work of analysis and interpretation of Kleist’s text was led with great sensibility both for the technical problems concerning marionettes as for the philosophical matters aroused in the dialogue. In general I think that every proposal was of the highest quality – materials, text, puppets, music, suggestions for improvisation, final mise en scène of the performance – and revealing a great sense of theatrical taste and a refined poetics. Althoug I experienced many difficulties, I am absoloutely enthusiastic of the workshop, where I believe to have learnt a lot. I also really liked the group of partecipants, coming from different countries and with very different theatrical experiences.
2 ITALIAN Seguire il laboratorio con Frank ha significato per me la scoperta di un approccio del tutto nuovo al mondo delle marionette. Ho molto apprezzato l’idea di partire da oggetti di uso quotidiano – in principio ci ha invitati a esplorare la relazione tra fili e corde e vari oggetti come forbici, fogli di carta o pietre – per sviluppare più tardi una comprensione più profonde delle sue marionette, molto complesse per un principiante come me. Abbiamo sempre goduto della massima libertà nell’esplorare movimenti, scoprire segreti di costruzione o anche solo semplicemente di prendere dimestichezza con questi esseri grotteschi e toccanti, a volte però persino scontrosi; solo in seguito Frank ci chiedeva di riproporre alcune delle “scoperte” che avevamo fatte. Inoltre ci ha aiutato a migliorare la costruzione delle marionette portate da noi.
Anche il lavoro di analisi e interpretazione sul saggio di Kleist è stato condotto con profonda sensibilità e per gli aspetti tecnici e per quelli filosofici del testo. In generale credo che ogni proposta fosse di alta qualità – dai materiali al testo alle marionette alla musica alle scelte registiche per la messa in scena finale – denotando un grandissimo gusto e una raffinatissima poetica teatrale. Nonostante le molte difficoltà incontrate sono entusiasta del lavoro svolto e di quanto appreso. Mi sono trovato molto bene anche con gli altri partecipanti, di varia estrazione linguistica e proveniente da diverse esperienze teatrali.
Giorgio Siccardi: 1 Italiano.
Giorgio Siccardi: 1 Italiano.
Torino 2010
Si inizia da un ristorante, di sera, per conoscerci.
Tedeschi, francesi, inglesi e italiani di fronte ad un piatto e ad un bicchiere di vino.
Ci siamo tutti e tutti a parlare inglese.
Ognuno porta un po' della sua esperienza passata e la mette lì sul tavolo, per condividerla.
Ci sarà tempo certo per raccontarsi! Ci sarà un mese! Ma l'inizio è buono e la prima cena passa veloce...
Poi si inizia allo chalet e ognuno presenta la sua creazione. Quanti personaggi diversi!!! Chi un ragno coi fili, chi un puppet-mamuthones, chi un muppet, chi un burattino ancora da ultimare, chi un burattino a fili che sembra un animale cattivo, chi un burattino uomo-uccello.
Siamo un po' timidi in questa presentazione ma Frank è lì, seduto, curioso, che ha la risata facile e il gioco così si fa più allegro!!!
Poi Frank ci presenta i suoi burattini: uno "solo" con una testa e due mani, un'altro "solo" due mani, altri ancora molto grandi, ad altezza d'uomo; e poi un Pierrot che Albrecht Roser gli regalò!!! Esssccchhh!!! Che emozione!!!
Poi si gioca a creare delle micro-azioni con carta, forbici e pietre tipo sanpietrini. Poi si aggiungono i pezzi di testo di Von Kleist. Poi improvvisiamo coi puppets.
Frank è sempre lì, seduto, che taglia e cuce e incolla i pezzi delle improvvisazioni, che propone giochi, che da input e indicazioni, e si iniziano così a definire i quadri dello spettacolo.
E così tra prove allo chalet, ricerca di un ristorante per i pranzo, ancora prove di pomeriggio e i piatti e il vino dello chef Luciano la notte, passano le prime due settimane.
Poi c'è ottobre. Ci risiamo tutti! E c'è freddo... Si alloggia a Rivoli e la mattina si parte per lo chalet a Grugliasco. Ancora prove alla mattina e al pomeriggio e ristorante a pranzo e cena.
La data dello spettacolo si avvicina, due settimane passano in fretta: c'è tensione e si sente, ma Frank è sempre lì che la butta sul ridere e continua col suo lavoro di taglia e cuci e incolla... che ci chiede di ripetere le scene... di provare in un modo... di mettere il testo quì e toglierlo là... di entrare da una parte e uscire da un'altra... di provare il testo in inglese... di riprovarlo in francese...
Ormai ci siamo!!! Il tempo è volato! Lo spettacolo è pronto! I puppets, il testo e gli animatori sono pronti! E' pronto Frank! E' pronto Guglielmo! E' pronto il teatro! E' pronto Kleist in tedesco, inglese, italiano e francese! C'è il pubblico in sala!
...
E poi gli applausi!!!
E' andata!!!
Bye bye international Kleist!
Agostina Pautasso: 1 Italiano.
Agostina Pautasso: 1 Italiano.
Per me questa è stata
un’esperienza tutta nuova ed estremamente stimolante.
Ho partecipato alla
selezione per il workshop spinta dalla curiosità, che è poi stata pienamente
appagata.
E’ stato tutto molto
affascinante. Dallo scaricare, il primo giorno, bauli di altri tempi pieni di
marionette ed attrezzature, alla possibilità di giocare con oggetti di uso
quotidiano dandogli vita. Dal perfezionamento delle marionette che ognuno di
noi aveva portato, allo studio dei meccanismi di movimento. Dal confronto sul
testo di Kleist alle prove con le marionette davanti agli specchi.
Mi si è aperto davanti agli
occhi un nuovo mondo, un nuovo modo d fare spettacolo.
Ho scoperto la magia e la
leggerezza delle cose appese ad un filo. Sicuramente difficili da manovrare, ma
con un maestro del calibro di Frank a disposizione tutto sembra più facile.
Frank, uomo dallo sguardo
apparentemente severo, ma dalla grande voglia di ridere. Inoltre é molto raro
trovare un professionista (soprattutto quando si parla di “artigianato”) che
abbia voglia di condividere il suo sapere e la sua esperienza, senza paura di
svelare i propri segreti.
La costruzione dello
spettacolo è stata impeccabile. Credo che ci fossero le condizioni ottimali: un
buon gruppo e un perfetto conduttore. Le prove sono state portate avanti con
serietà e con serenità, che vuol anche dire arrivare alla fine non stanchi e
con la voglia di far vedere cosa si è preparato.
Ringraziamenti doverosi a
chi ha permesso che questo PIP fosse possibile.